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Sala Mostre - Centro Congressi - CIMA SAPPADA - Sappada (BL) dal 10 al 24 Agosto 2005 Claudio BONANNI "Sappada e dintorni" Opere 1990 - 2005 Comune di Sappada Assessorato al Turismo e Cultura E' con piacere che il Comune di Sappada ospita la mostra "Sappada e dintorni" del pittore Claudio Bonanni. Originario di Tivoli e residente a Udine questo artista ha scelto di rappresentare scorci dell'ambiente montano di Sappada e delle sue vicinanze accanto ai paesaggi mediterranei ed ai ritratti, la cui solarità è una caratteristica della sua arte. La serenità delle atmosfere, i colori e il contrasto netto di luci e ombre si ritrovano nelle vedute della nostra vallata, negli angoli nascosti fra le case di legno, nei campi e boschi innevati: chi osserva le sue opere può cogliere appieno la tranquillità che questi luoghi sanno infondere nell'animo di chi li contempla. Ringrazio l'artista per l'omaggio che ha voluto fare a Sappada e coloro che hanno contribuito all'allestimento della mostra. Il Sindaco di Sappada Gianluca Piller Roner Claudio Bonanni è nato a Tivoli il 29 settembre 1960. Ha frequentato l'Accademia di belle arti a Roma. Dal 1980 al 1986 ha studiato pittura a Parigi sotto la guida del maestro Pio Santini. Preziosi sono stati i consigli dello svedese Ernest Kronberg a Roma e del finlandese Lauri Leppanen, allievo prediletto di O. Kokoshka. Dal 1989 si è trasferito a Udine, qui ha avuto modo di conoscere il maestro Fred Pittino e di frequentare il suo studio. Significative in questi anni le amicizie strette con alcuni importanti maestri, quali Franco Polizzi a Roma, Ottavio Mazzonis a Torino, Ugo Guidi a Bologna. L'ITER SPIRITUALE DI CLAUDIO BONANNI Nato nel 1960 a Tivoli, ridente cittadina della provincia di Roma conosciuta per le sue grandi ville (Villa Adriana - Villa d'Este - Villa Gregoriana), ha dimostrato fin dalla prima giovinezza spiccate attitudini per l'arte. In effetti, la città natale con i resti grandiosi del suo passato, soggetto appassionato dei grandi pittori europei, da Fragonard ad Hubert Robert, da Hackert a Turner, da Landerset a Van Pitloo, per citarne solo alcuni, ha subito incantato il giovane, spingendolo a percorrere anche lui l'avventura dell'arte, in cui un altro concittadino, presto trasferitosi a Parigi, Pio Santini, già si era incamminato con successo fra le due guerre mondiali. Ebbene proprio quest'artista sarà il maestro raffinato del Bonanni, seguito nel suo studio di Parigi, negli ultimi anni di vita del pittore ormai italofrancese. La vocazione sarà presto corroborata da severi studi nelle accademie romane e dai preziosi consigli dei pittori europei Ernest Kronberg e Lauri Leppanen e dall'italiano Fred Pittino a Udine, che gli hanno amichevolmente spianato la strada per gli ulteriori approfondimenti coloristici. Così dai classici, da cui desume l'impianto generale della composizione, il giovane è passato agli Impressionisti e più generalmente al vedutismo ottocentesco, non senza qualche influsso degli espressionisti. Lo legano al passato il rispetto della prospettiva aerea, la spazialità, il senso delle proporzioni, mentre il paesaggio sentito come stato d'animo e la pittura "en plein air" lo legano all'impressionismo, con ricordi anche del simbolismo divisionista. Claudio Bonanni, come già ebbi a scrivere, è un pittore solare, in cui gli spazi ampi e luminosi non suscitano emozioni malinconiche o tristezze. In effetti, dietro le figure di uomini, di piante, di pianure, di montagne e di spiagge marine si percepisce un'atmosfera di tranquillità, una visione del mondo, che non conosce perturbazioni psicologiche. Sono festosi i quadri di quest'artista, piacevoli alla vista, pieni di particolari, tutti notati con cura ed amore. Per quanto riguarda espressamente il dato tecnico, notiamo che è difficile trovare opere in cui non ci sia un forte contrasto fra luce ed ombra, oppure zone in cui predominino vaste campiture di un colore compatto. Questo viene sempre franto e ridotto a particelle minute, come accadeva nel così detto pointillisme. Nei quadri di montagna, in cui il Bonanni può vantare una ricca esperienza maturata nella terra di Sappada e nelle zone viciniori, si può apprezzare la bravura del pittore nell'armonizzare le tonalità delle pareti rocciose con quelle delle vallate, delle baite, degli abeti, che a volte radi, a volte raggruppati caratterizzano le zone montane. Il forte naturalismo lo spingono a dare un corpo solido alle cose, che acquistano tutte una forte tridimensionalità, un loro peso corporeo. Un altro elemento positivo caratterizza i quadri della montagna: la bravura nel distendere il bianco della neve. Tutti i pittori sanno che il bianco è un colore difficilissimo da trattare perché con esso si rischia la banalità e perché ostacola l'effetto-profondità. La grande esperienza nel trattare soggetti montani consente, invece, a Claudio Bonanni di conseguire sia la profondità che la leggerezza della tonalità e di rendere, così, appieno l'atmosfera invernale in una zona tipicamente montana come quella sappadina. Franco Sciarretta
LE DOLOMITI DI SAPPADA NELLA PITTURA DI CLAUDIO BONANNI La tela di Claudio Bonanni Passo Digola, con la sua distensione in orizzontale secondo il formato "cinemascope", dilata artificialmente la veduta di un particolare angolo del paesaggio alpino, esaltando la valletta centrale chiusa tra quinte di montagne dolomitiche. La sensazione è di largo musicale tramato su vibrazioni quasi monocrome che echeggiano in profondità nell'incanto silenzioso dello spesso manto di neve. L'omaggio dedicato da Bonanni ai luoghi di Sappada si sviluppa con immagini dalle quali fiorisce misteriosamente l'evento poetico. Originario di Tivoli, il pittore ha frequentato l'Accademia di Belle Arti di Roma e ha trascorso un periodo di perfezionamento a Parigi. Alle vedute del Lazio e della Costa Amalfitana dedica gran parte della propria opera. Sono quadri di un fascino sottile, di una sontuosità sonante di empiti lirici. Olivi contorti battuti d'argento sembrano evocare mattini sacri alle divinità agresti. Il colore si attorce, scintilla, crepita di verdi e di bruni. Grappoli di glicini violette grondano rigogliosi dai pergolati delle ville. Festoni di fiori svariati drappeggiano il biancore abbagliante dei muri di cinta. Cortine arboree frondeggiano su tumulti di erbe tempestate di corolle. Sono scorci di una natura intoccata che sembra attendere la voce pura delle ninfe. Sensazioni di abbandono panico, di virgiliano respiro. E, ancòra, case bianche franano giù per le pendici fino a tuffarsi nell'abbraccio turchino e purissimo del mare. Gli intrecci caleidoscopici dei giardini si infiammano delle gemmazioni purpuree di bouganvillees, traboccano ghirlande di cespugli, cascate di rampicanti, e nell'anello di cielo disegnato dalla vegetazione zampillano i fogliami delle palme. Angoli di dimore patrizie sciorinano i loro fasti, come in un film storico di Luchino Visconti o in una preziosa e cesellata pagina dannunziana. Mitografie letterarie di sognanti ed estatiche isole d'incanto, di scorci di luoghi celebri, da Ravello a Positano, da Amalfi a Sorrento. Un repertorio ricco, che se da un lato ricalca volutamente il sentore delle oleografie popolari, dall'altro si rifà a citazioni prodighe di ammiccamenti colti. Nell'impennarsi fremente del tessuto pittorico, in quel fermentare di umori, par di leggere una qual memoria di stravolgenti libertà espressioniste, trattenute peraltro entro intelaiature classicamente composte. Indicativo sembra il rapporto stabilito da Bonanni a Roma con il finlandese Lauri Leppanen, allievo prediletto di Oskar Kokoschka, uno dei maestri dell'espressionismo, ma anche il suo ricollegarsi al naturalismo della napoletana scuola di Posillipo e, soprattutto, al vedutismo panico di Giacinto Gigante, "attualizzati" dal taglio cinematografico. Dopo il trasferimento a Udine nel 1989, dove ha frequentato lo studio di Fred Pittino, "patriarca" dell'arte friulana del Novecento, il pittore si è dedicato alle atmosfere del Settentrione con la stessa intensità emotiva e la tesa sensibilità delle opere meridionali, virate come da un umidore, da una patina caliginosa che fanno risaltare i toni bassi. Appare un Friuli trasfigurato, e peraltro di chiara riconoscibilità, spesso filtrato attraverso le suggestioni visive di alcuni artisti locali degli anni Venti e Trenta, primi, fra tutti, l'udinese Giovanni Pellis, il sappadino Pio Solero, l'ampezzano Marco D'Avanzo. A Pellis, a Solero, a Davanzo si riconducono i paesaggi della Carnia e delle Dolomiti, costruiti con effetti corposi di materia. Il mareggiare a taccheggiature rilevate degli azzurri, dei bianchi, dei rosa, dei bruni, dei rossi, dei verdi marci o smeraldini, è di una magmaticità esuberante, gestuale. L'artista mostra di voler abbandonare certe aperture scenografiche intrise di linfe vernacolari, certa magia favolistica snobisticamente "retrò", per approdare a un discorso più diretto. Si lascia andare, insomma, a un vitalismo che, pur mantenendosi entro registri costruttivi sempre calibrati, conferisce all'immagine una scioltezza e un respiro misurati su ritmi lenti, solenni e austeri. In questo "omaggio a Sappada" i punti di riferimento sono soprattutto Pellis e il genius loci Solero, solitario e ispirato cantore della spiritualità effusa dalle visioni alpestri. La piccola composizione Tramonto, del 1995, è una rilettura delle Malghe e delle Baite di Pellis, con quei riverberi di brace rosata, quel mareggiare di rosa, di azzurri, di ocra, di bianchi divenuti incrostazioni magmatiche, stesi da pennellate e spatolate ondulanti, umide, sciroccose, appannate da foschie, mosse da felici improvvisazioni; ai luoghi cari a Pellis rimandano anche Baita a Casera Razzo, con quei tocchi cilestri che movimentano il biancore della neve, I monti Geu e Sierra da Malga Tullia, Il Bivera da Casera Razzo, Il Bivera da Sauris; mentre Tre Cime di Lavaredo riprende il motivo iconografico e il taglio di un soggetto trattato da Solero, così come Vecchia stalla in borgata Lerpa rispecchia la visione nitida, le rigorose partiture invernali, del maestro, di cui Bonanni ha ritratto la casa, affondata tra gli abeti innevati. E tuttavia egli non si pone quale epigono, rifacitore di temi altrui sui metri della nostalgia. Le sue riscritture si collocano in una personale aura di "oggettività fantastica", in cui l'eco del vedutismo accademico ripreso e dilatato con una sorta di elegante civetteria, l'attenzione minuziosa ai particolari descrittivi, il declinare del rilievo documentale verso certo straniamento iperrealista sottolineato dalla tecnica illusoria dell'inquadratura fotografica, vengono travolti dalla fluidità e dal fremere scapigliato dei pigmenti, dalle taccheggiature sontuose di materia, dai fraseggi abili e preziosi, dallo sciogliersi delle masse strutturali in una stoffa densa resa mobile da increspature di luce. In Sci di fondo (1999), dominato dal massiccio del monte Sierra, le figurette diafane dei discesisti galleggiano in fluttuanti velature cinerine che ammorbidiscono il risentito impianto volumetrico. La manciata di stavoli "cubisti" sparsi sui pendii nel recentissimo Costalta in autunno (2005) recupera invece, con finezze compositive, solidità prismatiche impreziosite da tonalità arancione, viola, rossastre, cangianti sul fondo verde-bruno. Sul contrasto chiaroscurale tra il bosco in ombra, che fa da sipario centrale, e la luminosità dei comparti superiore e inferiore (il massiccio dolomitico di sfondo, la piana ghiaiosa irrorata dai rivoli del torrentello che si trasformerà, scendendo a valle, nel gran fiume dalle risonanze epiche, in primo piano) è costruito Il Krumbach. Una mitica monumentalità ha Monte Pelmo, il cui massiccio troneggia al centro di due quinte d'abeti, avvolto misteriosamente da "scialli" di nubi. Accanto alle distese invernali di neve soffice e madreperlata, concave di cavi d'ombra morbidamente azzurrati, squillano le visioni della buona stagione. Monte Geu a primavera è un brillio di lievi battiti rosa, d'increspature lilla e carminio. Piave d'estate si dipana con sinfonica sontuosità. Felice respiro naturalistico hanno gli intrecci arborei, le trame luminose, il respiro "georgico" dei Boschi estivi. L'effetto visivo dall'alto in basso di Casa Nicklack, infine, richiama - come già nelle Scene di vendemmia appartenenti sempre al capitolo friulano - le riprese cinematografiche con carrello montato su gru; ricorrendo a tecniche illusionistiche contemporanee, insomma, l'artista innova le radici della tradizione. Licio Damiani " "... così i suoi tramonti vertiginosi, di una linea rigorosamente realistica che riesce a fermare l'identità e la contemporaneità di qualche secondo, che diventerà realtà perpetua ... Mario Bernardi
PRINCIPALI ESPOSIZIONI 1981 Salone dell'Azienda Autonoma di Tivoli - Mostra Personale 1982 Premio Tibur. collett. menzione speciale 1985 Premio Villa d'este collettiva nelle sale del Palazzo Estense 1987 "Libro Galleria Romana" - Roma - Mostra Personale Galleria "La Meridiana", Verona - Mostra Personale 1989 Galleria "L'incontro", Verona - Mostra Personale Galleria "Del Volto", Grado (Go) - Mostra Personale Galleria d'Arte "La Torre", Mantova - Mostra Personale 1990 Castello di Mauterndorf (Austria) - Mostra Personale Collettiva nell'Istituto di Cultura di Atene (Grecia)- Collettiva "Graf Bobby Salon", Vienna - Mostra Personale 1991 Galleria "L'Incontro", Verona - Mostra Personale 1992 Galleria "Bramante", Vicenza - Mostra Personale Galleria "L'Incontro", Verona - Mostra Personale 1993 Sala Comunale Paganico Sabino (Rieti) - Mostra Personale Italian Pavillon, Tokio - Collettiva Galleria "Miniaci", Capri, Positano, S. Gimignano - Collettiva 1995 Villa Adriana - Mostra Personale Galleria d'Arte "La Fenice" - Mostra Personale "Città Fiera", Torreano di Martignacco (Udine) Arte a Pordenone - Mostra Personale 1996 Galleria comunale Le Loggie, Assisi - Mostra Personale Macef, Milano Arte Padova Salone del complemento d'arredo, Milano 1997 Arte Padova 1999 Sala Esposizioni "Bonanni", Sappada (Belluno) - Mostra Personale 2000 MaCef Milano Artepadova 2001 Galleria Comunale di Trieste - Mostra Personale 2002 Sala esposizioni del Museo "Des Nötsher Kreises" Nötsh im Galtal (Austria) - Mostra Personale Chiesa di S. Michele Arcangelo (Tivoli) - Mostra Personale 12a Mostra Del Piccolo Formato - Collettiva Galleria Rettori Tribbio 2 (Trieste) 2003 MaCef Milano Artepadova 13a Mostra Del Piccolo Formato - Collettiva Galleria Rettori Tribbio 2 (Trieste) "Dall'Arte al Vino" - Collettiva - Conegliano (TV) "I Fiori di..." - Collettiva - Galleria Rettori Tribbio 2 (Trieste) "Dal vino in cornice alla Corte di Castelbrando" - Collettiva Cison di Valmarino (TV) "Opere recenti" - Personale Salone Esposizioni 6a Circoscrizione - Udine 2004 Opere 1990 - 2004 - Mostra Personale Casa Cima - Fondazione Giovan Battista Cima - (Conegliano) 2004 "Pittori in laguna" - Collettiva - Galleria Rettori Tribbio 2 (Trieste) 2004 13a Mostra del Piccolo Formato - Collettiva 2004 Positano - Sala esposizioni comunale 2005 "Sappada e dintorni" - Opere 1990 - 2005 - Sala Mostre Centro Congressi - Cima Sappada - Sappada (BL) - Mostra Personale Presente su: Catalogo d'Arte Moderna Italiana Mondadori 1994 - 2005 Agenda del Collezionista, 1993 Hanno scritto sull'opera dell'Artista: Notiziario Tiburtino "L'Aniene", Tiburno - Messaggero L'Archivio - L'Arena di Verona - Messaggero Veneto La Vita Cattolica - La Nazione - La Tribuna - La Gazzetta di Treviso RECENSIONI ..."La pittura di Bonanni non si riduce mai a schema di scontata ovvietà ma si rivela sempre attenta alla materia e al colore, disponibile a soluzioni pittoriche diversificate pur all'interno di un discorso unitario e saldamente impostato. Di questo pittore colpisce la gioiosità della luce, lo sguardo positivo e meravigliato che indugia, contemporaneamente, sull'assieme del paesaggio e sul particolare conferendo all'opera una silente ed ariosa poesia."... Claudio H. Martelli ..."Scrivo di Claudio, di un giovane buono, innocente, imprevedibile, disarmato, di un giovane pittore incurante del successo, spinto a dipingere solo dal desiderio di " fare la sua pittura" (sono parole sue), rivolta con occhio attento e con particolare cromatismo, fatto di toni accesi, abbaglianti, a cogliere le voci silenti di di patrizie villel laziali, di mura romane, di romantici viali da cui escono voci sommesse, di vivere con il suo purissimo credo d'artista, di giovane cioè che crede in ciòl che dice col suo lavoro. Egli dipinge in silenzio, in raccoglimento, fuori dai rumori del mondo, fedele a se stesso, ad un modo di vita che è tutta poesia. Luigi Sassi ..."L'Arte è per Bonanni passione, studio, ricerca, perseveranza, ma soprattutto "gioia" e "poesia"; egli non vuole strabiliare nessuno, ma cerca di rimanere fedele a se stesso: nel suo lavoro la spontaneità della creazione si sposa con la padronanza assoluta del mestiere. I suoi olii documentano un'immediatezza d'impostazione e di disegno, una sintesi strutturale che armonizza ogni piano, un'intensa musicalità, una forte carica coloristica : siano essi paesaggi, figure, ritratti, nature morte, fiori, non sono il risultato esclusivo del caso di una semplice operazione istintiva, ma di una profonda cultura figurativa. Una pittura, dunque, quella di bonanni coerente, piacevole, naturale, senza impennate e senza pentimenti, sempre sorretta dall'eleganza del segno e dalla sagace distribuzione del colore. È questa un'esposizione che ci rende consapevoli della serietà e della squisita sensibilità dell'artista. Da ogni suo quadro scaturisce fresca e continua poesia viva della viva realtà."... Maria Visintini Ho conosciuto Claudio Bonanni proprio per caso, ma ho avuto la certezza di aver incontrato una persona valida, serena e sensibile quando ho visto alcuni sui quadri. I luoghi che di preferenza gli piace fissare sulla tela dicono già il suo personale incontro con il mistero, luci ed ombre, della natura, resa splendida e viva dai suoi colori; la dolce, delicata e pura espressione, che subito si coglie nei ritratti dei bambini, sembra rivelare l'incanto dello spirito dinnanzi alla vera bellezza dell'infanzia, ancora intatta e gioiosa. Insomma, davanti ai suoi quadri ho provato un vero appagamento alla mia personale ricerca di quanto di profondo e di ispirato può esserci nell'animo umano e nella natura. Penso che questa soddisfazione dell'intimo e del sentimento, questa gioiosa serenità, possa provarla, fin dal primo momento, chiunque si trovi, anche per pochi istanti, davanti alla ricca vitalità della sua pittura calda, tenera, soffusa di misterioso incanto (godimento), della sua arte, fatta parola e sensazione di una realtà che troppo spesso ci lasciamo sfuggire. A. Tosoni finito di stampare nel mese di luglio 2005 presso: La Tipografica snc Basaldella di Campoformido - Udine www.tipografica.it Un particolare ringraziamento al Comune di Sappada e all'Assessorato al Turismo e Cultura per la concreta collaborazione.
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